Stomer Matthias - Galleria Luigi Caretto

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Stomer Matthias

Quadri mostra
 
 
 

Matthias Stomer

"Tobiolo che cura suo Padre"
olio su tela cm 150x200
opera databile 1642 ca.


 
 
 
 

Matthias Stomer (Amersfoort 1600ca-Sicilia 1650ca)
Importantissimo Caravaggista Olandese originario di Amersfoort e comunemente soprannominato "Stom". Fu a lungo attivo in Italia fino alla morte. Fu documentato a Roma tra il 1630 ed il 1632. Rimase alcuni anni a Napoli, prima di partire per la Sicilia, dove è documentato a partire dal 1641, dividendo la sua attività tra Palermo e Messina fino al decesso. In lui confluiscono influenze nordiche di Gerrit van Honthorst e Dirck van Baburen assieme ad istanze più propriamente desunte dai pittori napoletani degli anni '30 del XVII secolo.

Provenienza: Coll. Frank Hall Standish, Duxbury Hall, fino al 1841; acquisito da Re Luigi Filippo di Francia e conservato al Museè du Louvre dal 1841 al 1848; dopo la Rivoluzione Francese venne restituito alla famiglia Standish; Coll. Van den Bergh, Parigi, 1926; Mercato Antiquario, Londra; Coll. Privata.

Letteratura: B. Nicolson, The International Caravaggesque Movement, la Ed. 1979, pag. 92-97, Ed. 1990, PAG. 181, n 1561 (4); B. Nicolson, "Stomer broughtup-to-date" Burlington Magazine, April 1977, pp. 230-245; H. Pauwels, "Des Schilder Matthias Stomer", Gentse Bijdragen tot de Kunstgeschiedenis, XIV, 1953; Cat. Nieuw Licht op de Gouden Eeuw, A. Blankert and L. J. Slatkes, Exh Antonibition in Centraal Museum of Utrecht-Herzog Anton Ulrich-Museum Braunschweig, 1986-1987, pag. 333.344

Nota: Di questa convincente composizione, lo Stomer ci offre una variante, oggi conservata alla fondazione Longhi. Entrambe le opere sono ascrivibili alla primissima fase del periodo siciliano, quando la pennellata del maestro si fa terrea e ossidata al massimo, cedendo ad un verismo crudo e fortemente lontano dagli esiti giovanili, ancora legati alla formazione nordica. Benedict Nicolson studiò con attenzione il dipinto dedicandogli spazio sia in studi generali che in approfondimenti specifici. Del blasonato dipinto sono noti i passaggi dal 1841 (Coll. Frank Hall Satandish, castello di Duxbury Hall) fino ad oggi e l'opera è considerata come tra le più notevoli, attualmente disponibili, della fase terminale dell'operato artistico di Stomer.
La storia narrata è tratta dal Libro di Tobia dell'Antico Testamento e vede come protagonista uno dei tanti giovani eroi di cui la Bibbia è costellata e che vengono chiamati da Dio a compiere grandi imprese di riscatto e di affermazione del loro valore.
Tobi è un fedele ebreo della tribù di Neftali, risedente a Ninive in Assiria, dove gli israeliti sono stati deportati dopo la distruzione del regno settentrionale di Israele. Nelle pagine della Bibbia, Tobi è ritratto come un uomo fedele a Dio, anche se afflitto da molti mali.
Durante l'esilio, infatti, si scatena una repressione contro gli ebrei e molti di loro vengono uccisi. Nonostante il divieto, Tobi si dedica alla sepoltura delle vittime, come prescritto dalla Legge ebraica. A causa di ciò subisce la confisca dei beni ed è costretto ad un periodo di dura miseria. Dopo essere rientrato in possesso del suo patrimonio, sui suoi occhi cadono degli escrementi di rondine e Tobi diventa cieco. La moglie Anna mantiene la famiglia filando. Un giorno quest'ultima riceve in dono un capretto, ma il marito la rimprovera credendo che l'animale sia rubato. In tutta risposta, la moglie lo schernisce, facendogli notare che lui è solo un peso per la famiglia. Tobi, profondamente rattristato, prega Dio di aiutarlo.
Il Signore presta orecchio al suo servo e stabilisce un piano di riscatto per Tobi attraverso suo figlio Tobiolo (anche nominato Tobia). In risposta alla preghiera, infatti, Dio manda sulla terra l'arcangelo Raffaele. Poichè Tobi ha depositato il suo patrimonio presso un parente in una città lontana e sente che la sua ora è vicina, manda suo figlio Tobiolo a recuperare il patrimonio. Il vecchio Tobi prega suo figlio di cercarsi un accompagnatore per il viaggio. Tobiolo trova proprio Raffaele, il quale cela il suo aspetto di angelo. Inizia così il loro viaggio.
Una sera, giunto presso il fiume Tigri, Tobiolo fa il bagno ed un pesce cerca di divorargli il piede. Su istruzioni di Raffaele, il giovane prende il pesce e gli toglie cuore, fegato e fiele, spiegandogli le loro proprietà miracolose. Successivamente giungono da Raguel, un lontano parente di Tobi la cui figlia Sara è preda di un maleficio. Tutte le sette volte che si è sposata, infatti, gli uomini sono stati uccisi durante la prima notte di nozze da un'entità misteriosa. Costui, spiega Raffaele, è il demone Belial, una delle potenze infernali. Raffaele dice a Tobia di sposare Sara e il giovane, non senza un certo timore, riesce a sconfiggere Belial bruciando sui carboni ardenti gli organi del pesce catturato in precedenza. Le suffumigazioni dell'animale, spiega Raffaele, hanno poteri magici contro il male e Belial fugge via non riuscendo a sopportare gli odori.
Tornati a Ninive trionfanti, Tobiolo, con il fiele estratto dal pesce, guarisce la cecità del padre.
Il giovane ha terminato il suo percorso di crescita ed è diventato un eroe biblico.
Stomer sceglie di raffigurare nel suo dipinto esattamente il momento culminante dell'intera storia.
I quattro personaggi sono disposti come su un palcoscenico di teatro, autentici attori di un dramma sacro. Sulla sinistra c'è Raffaele, coperto da un drappo blu scuro, immobile e sicuro: è lo strumento di Dio che annuncia i suoi miracoli. Nulla turba la sua sicurezza, poichè egli conosce lo svolgimento dei fatti meglio di tutti gli altri personaggi. A differenza del testo biblico, Stomer lo caratterizza per le sue ali d'angelo, anche se è ben evidente la matrice del tutto caravaggesca nell'impostazione della figura. Un giovane qualsiasi, dai folti riccioli, si è prestato come modello indossando sulle spalle un paio d'ali puramente fittizie e funzionali a Stomer per stendere la struttura di base della figura. Successiva in sequenza, è la figura di Tobiolo che sorride, sicuro del buon esito della cura miracolosa. Con due dita spalma delicatamente l'unguento sugli occhi paterni, mentre il lungo cappello crea un'ombra diagonale sul viso, dando un forte gioco di luci ed ombre.
Centrale è la figura di Tobi. Avvolto in un ricchissimo e magistrale panneggio rosato, la figura del vecchio orante si caratterizza per essere solo composta da mani e volto. Le mani sono quelle di chi ha lavorato duramente per tutta la vita, scure e rugose fino al verismo più diretto. Il volto presenta un'espressione di stupore totale ed è illuminato, come avviene spesso nel caravaggismo, da una luce che travalica i limiti del fisico per divenire piena di significato trascendente. Tobi è vivificato dallo spirito di Dio e la sua espressione tradisce la consapevolezza di essere protagonista di un miracolo.
Infine, la moglie col volto teso, duro, un pò arcigno. Una donna anch'essa lavoratrice e ben in linea con quanto di lei viene detto nella vicenda narrata. Strizzando i suoi rugosi occhi, pare la più incredula di tutti al miracolo, con un'efficacia quasi "pasoliniana".
Ultimo, ma non ultimo, il cane di Tobi che, tra l'eccitato e lo spaventato, partecipa doppiamente alla vicenda: fedele al suo padrone, si agita ai suoi piedi per capire che cosa stia succedendo, inoltre pare in qualche modo essere cosciente che è in atto una manifestazione di qualcosa di superiore, come spesso avviene per gli animali nella Bibbia.

 
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